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Utopia Sport, agonismo e progetti sociali rivolti ai bambini e ai paralimpici

Utopia Sport, agonismo e progetti sociali rivolti ai bambini e ai paralimpici

L’Utopia Sport è nata come società paralimpica, nei settori del tennistavolo e dell’handbike, e ha inserito successivamente anche gli atleti normodotati. Il presidente Gianpiero Turco, che è anche il delegato provinciale FITeT di Lecce, fra attività sportive e progetti sociali, tira le fila di iniziative che sono in gran parte promosse dalla sorella e campionessa Anna Grazia Turco, che è la vicepresidente.

Ciao Gianpiero, perché Utopia Sport?

«Siamo nati da un gruppo parrocchiale e Don Elio della Santissima Assunta mi ha chiesto di collaborare per organizzare attività per i ragazzi. L’ho fatto a patto che l’associazione si chiamasse Utopia Sport, perché ciò che volevamo pareva qualcosa d’irrealizzabile in una località come Vernole, che ha 6.000 abitanti suddivisi in cinque frazioni. Abbiamo iniziato nel 2008 e l’anno successivo ci siamo staccati dalla chiesa, che non condivideva lo sbocco agonistico, per affiliarci alla FITeT».

Siete partiti per supportare l’attività di Anna Grazia?

«Esisteva una società a Lecce, ma la distanza per andare ad allenarsi complicava un po’ tutto, anche perché in passato non c’erano i trasporti di oggi. È stata lei stessa a sostenere la creazione di una realtà sportiva nel nostro paese, che fosse uno strumento di aggregazione dei ragazzi. Con i giovani che eravamo riusciti a radunare siamo partiti dalla serie D2 e in pochi anni siamo arrivati in C2».

Con quali atleti siete avete iniziato?

«Mio figlio Andrea, che fin da bambino raccoglieva le palline alla zia e si è appassionato, Paolo Congedo, paralimpico come Grazia, Mattia Sciolti, Daniele Brognara, Stefano Melli e Giacomo, il mio secondo figlio, che poi ha smesso di giocare. In C2 giocavano Congedo, Andrea, Paolo Fedele e Stefano De Pascali».

Siete rimasti in quella serie?

«In realtà abbiamo stretto una collaborazione con la Lu Ping Pong del presidente Sandro Lezzi, che nel 2016 aveva vinto la C1, con Giuseppe Alemanno, Zoran Gasic, Marcello Chetta e Carlo Catino, e nella stagione seguente abbiamo disputato insieme la B2, conquistando la salvezza con Alemanno, Gasic e mio figlio Andrea. Nel 2017/2018, con il nigeriano Ademola Bamiduro, Massimiliano Cascella, Catino, Lezzi e Andrea ci siamo classificati addirittura terzi, alle spalle dell’Ariano Irpino e del TT Galleria Auchan Mugnano. L’anno dopo senza il nigeriano siamo retrocessi. A marzo 2020, quando l’ultimo campionato è stato sospeso per l’emergenza sanitaria, eravamo ultimi. Ora Lezzi ha chiuso la sua società e con un paio di suoi giocatori è tesserato con noi. Abbiamo rinunciato alla C1 e ripartiremo dalla D1, con Congedo, Turco, Lezzi e Catino. Avremo anche due compagini in D2 e in una giocherà Francesco Spendicato, un ragazzo che s’impegna a 360 gradi. C’è stato un periodo in cui siamo arrivati ad avere nove team iscritti ai campionati».

Avete avuto anche squadre femminili?

«Ne abbiamo schierate anche due in serie C, nelle quali giocavano Simona Morano, Claudia Sardelli, Sara Volpe, Francesca D’Elia, Vittoria Castellano, Valentina Gianfelice, Laura Ricci, Maria Pia Morciano e talvolta anche Grazia. Un anno siamo andati agli spareggi per salire in B».

Oltre a Vernole siete operativi anche in altre località?

«Qualche anno fa abbiamo creato un gruppo di giovani anche a Nardò, che ha vinto il campionato di D2. Poi i ragazzi hanno deciso di lasciarci e di dedicarsi agli studi universitari. Sono rimasti alcuni veterani, che nel frattempo si erano inseriti, e, assieme al 26enne Simone Presicce, l’anno scorso sono stati promossi in D1. La curiosità è che ci chiamano la “Squadra dei Dottori”, perché i quattro più esperti, Roberto De Trane, Giuseppe Mellone, Michele Onorato e Rodolfo Posi sono due medici, un farmacista e un informatore medico. Speriamo che alcuni degli universitari decida di tornare per darci manforte».

Utopia Sport non è però legata soltanto all’agonismo.

«In effetti ci dedichiamo anima e corpo a parecchie iniziative sociali sul territorio. Con Grazia, che è la promotrice di tutto, abbiamo collaborato con “La Terrazza Tutti al mare! Liberi di essere felici”, la prima spiaggia attrezzata per i malati di Sla che sorge a Marina di Melendugno, organizzando dei tornei promozionali di ping pong per raccogliere fondi da devolvere. Abbiamo anche aiutato l’associazione “Cuori e mani aperte verso chi soffre”, che è stata fondata da Don Gianni Mattia e lavora all’interno dell’Ospedale Vito Fazzi di Lecce, occupandosi dei bambini degenti e dei loro familiari».

Quali loro progetti avete sostenuto?

«Il principale si è concretizzato nella “Bimbulanza”, un’ambulanza tutta colorata per il trasporto dei bambini. Ultimamente abbiamo dato una mano alla Onlus “Portatori Sani di Sorrisi” di Galatina, che si dedica ad attività di educazione e formazione, ludico-ricreative, d’impegno civile, di tutela dei diritti dei cittadini e dei consumatori, sociali, socioassistenziali e di tutela della salute. Abbiamo organizzato un corso per insegnare ai loro volontari il linguaggio dei segni».

Grazia è sempre presente?

«È lei il motore. A luglio abbiamo svolto una raccolta di beni alimentari e lei con la sua handbike è andata in giro nei Comuni limitrofi. Abbiamo consegnato oltre 500 pacchi alle famiglie in difficoltà economica per il Covid-19. Mia sorella è anche una campionessa di handbike e nel 2011 si è aggiudicata il Giro d’Italia. Nel 2015 alle gare internazionali di Olgiate Olona si è classificata seconda a cronometro e prima in linea. A luglio 2019 ha vinto due medaglie d’argento ai Campionati Italiani, a cronometro e in linea, e il 29 settembre si è messa alla prova anche alla Maratona di Berlino e si è piazzata undicesima. Era l’unica donna a gareggiare fra gli atleti paralimpici. Ha praticato molte discipline, sempre con successo, ma nel cuore le sono rimasti appunto l’handbike e il tennistavolo».

Nel nostro sport quali risultati ha ottenuto?

«Essendo prima in classe 5 e poi in 4 ha sempre avuto a che fare in campo tricolore con fuoriclasse come Valeria Zorzetto, Marisa Nardelli e Patrizia Saccà, che hanno tutte vinto medaglie alle Paralimpiadi. Nel 2016 è riuscita a conquistare l’argento ai Campionati Italiani, alle spalle di Zorzetto, oltre a collezionare miriadi di podi nei vari tornei. Due stagioni fa abbiamo avuto la squadra in A1 paralimpica, composta da Grazia e da Ahmed Rebaz».

È vero che Grazia balla anche?

«Ha fatto anche quello e si è esibita in carrozzina sul palcoscenico del Politeama Greco di Lecce, nel corso di uno spettacolo messo in scena dal Centro Danza e Teatro “Carlotta Martella” di San Cesario di Lecce. Per non farsi mancare nulla, a ottobre ha vinto la fascia di “Miss Special Lady” nella fase regionale del concorso “Miss Special d’Italia, che si è svolta ad Andria, e si è guadagnata l’accesso alla finale nazionale».

Tornando al tennistavolo, anche Congedo ha dato lustro alla vostra associazione?

«Gioca in piedi, in classe 10 e nel 2011 è arrivato quarto agli Italiani di Lignano Sabbiadoro. Nei tornei nazionali si è messo al collo parecchie medaglie e anche fra i normodotati si è fatto onore sia a livello nazionale sia regionale. Una delle ultime iniziative di Grazia è di raccogliere fondi per acquistare un pullmino con la pedana per l’associazione. In tal modo avremo anche più possibilità di portare in palestra persone diversamente abili e di avviarle al tennistavolo».

Dove avete la sede?

«Grazie al Comune, abbiamo lasciato un garage, per il quale pagavamo l’affitto, e siamo entrati in una vecchia scuola dismessa. Potevamo però montare solo due tavoli in due aule differenti. Da qualche anno sempre l’amministrazione ci ha concesso l’utilizzo di una tensostruttura che sorge nella frazione di Strudà. Abbiamo una quindicina di tesserati, che seguiamo io e mio figlio Andrea, che siamo tenici di base. Ci sono anche Congedo e Lezzi, che sono per me due punti di riferimento, per la loro esperienza».

Come vi fate promozione?

«Abbiamo aderito per tre anni ai progetti “Racchette di Classe” e “Racchette in Classe”, tenendo dei corsi nelle scuole elementari un po’ in tutta la Provincia».

Cosa ti ha portato a rispondere positivamente al progetto Scuole di Tennistavolo?

«La considero un’iniziativa molto importante e utile a far fare un passo avanti al nostro sport. Sarà fondamentale che esista una collaborazione fra le varie Scuole esistenti sul territorio. Ognuno deve essere in grado di riconoscere quale possa essere il proprio ambito d’azione e impegnarsi a fondo per ottenere risultati al suo interno. La nostra Scuola sarà rivolta ai bambini e ai paralimpici e cercheremo di offrire loro il nostro servizio migliore».

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