TT Avellino, una crescita graduale per tenere alto l’onore del pongismo irpino
Il pongismo in Irpinia ha avuto buoni trascorsi già negli anni ’70, grazie al Gemini Club. Successivamente a ereditare il testimone è stato il Tennistavolo Avellino, fondato da Luciano De Castris, vera memoria storica, che oggi ne è il presidente.
Buongiorno Luciano, hai iniziato a giocare nella Gemini?
«Esattamente e militavo in serie C. La società si è ritagliata uno spazio importante in serie B, andando anche vicina alla promozione con alcuni atleti che venivano da Napoli. Nelle sue fila c’era anche il difensore Domenico Abbenante, che fu il primo a utilizzare l’antitop sul diritto e sul rovescio. Essendo un forte mezzofondista, correva a recuperare palline dappertutto. Nel 1978 Avellino ospitò i Campionati Italiani del Centro Sportivo Italiano e in finale Roberto Giontella superò Gabriele Panerai. Purtroppo la Gemini è scomparsa a causa del terremoto del 1980 e per alcuni anni in città il tennistavolo non c’è più stato. Nell’estate del 1984, durante un torneo organizzato in un circolo, sono stato avvicinato da alcuni ragazzi, che sapevano che avevo giocato, e ci è venuta l’idea di costituire una nuova società, che creammo il 25 settembre. Il primo presidente è stato Carlo Sorrentino».
Quanti eravate?
«Eravamo pochi, cinque o sei, e iniziammo dal campionato di serie D. Giocavamo nel garage di uno dei genitori dei ragazzi, con una lampadina appesa sopra al tavolo. Allora il Comune era diviso in sette circoscrizioni e una di loro organizzò una specie di piccola Olimpiade, con diverse discipline. Fui contattato per il nostro sport dalla circoscrizione più grande, che voleva aggiudicarsi la gara, e puntualmente vincemmo, essendo gli unici che dal ping pong stavano passando al tennistavolo. La circoscrizione, riconoscente, nella stagione successiva ci aiutò ad avere una palestra. Era un campo di pallavolo e c’era tutto lo spazio disponibile per i nostri due tavoli. In quegli anni tutti gli appassionati sportivi vivevano per la squadra di calcio del presidente Antonio Sibilia, che era in serie A. Per parecchio tempo, fino a metà degli anni ’90, quando ci fu una svolta importante, come società siamo stati una realtà di nicchia, costituita al massimo da una dozzina di persone. Il nostro apice è stato la C regionale».
Quali erano gli atleti più rappresentativi?
«Luigi Conrotto era l’unico classificato esistente ad Avellino e aveva già fatto parte della Gemini, per poi riprendere con noi. C’era anche Mario Imbimbo, che in coppia con me era arrivato terzo al Trofeo Vesuvio. Perdemmo in semifinale contro Rosario Troilo e Gianpaolo Borghetto. In quel periodo potevamo contare anche sui fratelli Dino e Maurizio Manganiello. Intorno al 1987 iniziò a giocare con noi una bambina, che si chiama Marialucia Di Meo. Suo fratello Marcello era già con noi e il papà Arnaldo era arbitro. Dopo un paio di anni la piccola stava diventando brava e Arnaldo la portò a Boscotrecase. Ora è tesserata da più di dieci stagioni per il Tennistavolo Norbello, però, siccome abita ad Avellino, da una quindicina di anni è il nostro direttore tecnico. Con lei decidemmo anche di aprire un centro di addestramento. Prima ero io a seguire i ragazzi in modo volontaristico. Marialucia e Marcello ci hanno regalato il primo titolo societario, nel 1992, imponendosi nel doppio misto Ragazzi ai Campionati Regionali».
Quale fu la svolta di metà anni ’90?
«Abbiamo avuto a disposizione una palestra più grande e soprattutto più centrale rispetto alla precedente, che era piccola e periferica. Era un campus scolastico. C’erano, insomma, le condizioni per crescere da un punto di vista numerico. Siamo arrivati anche a 20 tesserati. Abbiamo creato una società satellite, in provincia, il TT Martiri Ariano Irpino. Sono anche riuscito a inserire qualche altro dirigente che mi desse una mano. Uno era l’indimenticato professor Donato Locorotondo, che insegnava matematica ed è stato anche presidente dell’associazione per alcuni anni, e un altro Fulvio Manganiello, fratello minore di Dino e di Maurizio Un ulteriore salto di qualità è avvenuto all’inizio degli anni 2000».
Cosa è successo?
«Abbiamo lasciato le palestre pubbliche e siamo confluiti all’interno di un centro sportivo privato, il Country Sport. Il tennistavolo è diventato una delle loro discipline e Marialucia Di Meo, che era appena entrata nella nostra società, teneva i corsi, in due fasce orarie, per i bambini e gli adulti, in una sala con quattro tavoli fissi. Il resto delle ore era dedicato all’attività agonistica. Avevamo molta maggiore visibilità e in quella struttura potevamo anche organizzare delle manifestazioni regionali e interregionali. Siamo andati avanti così per 4-5 anni, poi siamo usciti dal circolo, perché fortunatamente stavamo ancora crescendo e i quattro tavoli cominciavano a non essere più sufficienti».
Dove siete andati?
«Per due anni siamo stati in un capannone industriale in affitto e avevamo dieci tavoli, ma abbiamo dovuto lasciare per motivi di sicurezza. Siamo dunque tornati nel giro delle palestre scolastiche e per un paio d’anni abbiamo operato all’Istituto d’Arte “De Luca”. Da cinque stagioni siamo all’Istituto Tecnico Agrario “De Sanctis”, in un impianto dove mettiamo sette tavoli. Il dirigente scolastico, l’ingegnere Pietro Caterini, è una persona intelligente, che capisce quanto sia importante che le strutture siano a disposizione della popolazione».
Quanto avete ripreso l’attività dopo il lockdown?
«A maggio, seguendo scrupolosamente il protocollo e invece di sette tavoli, ne montavamo quattro. Abbiamo nuovamente sospeso quando la Campania è diventata “zona rossa”. La palestra ha la fortuna di essere in un fabbricato indipendente dalla scuola. Da quando siamo lì abbiamo potuto iniziare a fare una programmazione più seria. Nella stagione 2015/2016 siamo saliti per la prima volta nei campionati nazionali, con la promozione in serie C1, conquistata da Marco Prisco, Maurizio Manganiello, Agostino Cirillo e Gaetano D’Agostino. Nella nuova categoria hanno giocato Giovanni Giorgione, atleta beneventano di San Giorgio del Sannio di grande esperienza, Prisco, Cirillo e Manganiello. Ci siamo classificati terzi e Giovanni è anche riuscito a conquistare la medaglia d’argento negli Over 50 ai Campionati Italiani Veterani. L’anno dopo abbiamo fatto esordire Giovanni Novi, un ragazzino del 2005 costruito da Marialucia. Siamo scesi e nel 2019 siamo tornati su con Manganiello, D’Agostino, Cirillo e Gennaro Santis. Gianni Novi era andato in prestito alla Polisportiva P.G. Frassati e in questa stagione è tesserato per loro, anche se continua ad allenarsi da noi».
Quante squadre avete iscritto ai prossimi campionati?
«Nei nazionali avremo una C1, con Giorgione, che è rientrato con noi, dopo essere stato per tre anni a Cava de’ Tirreni in B1, e ha portato con sé anche Alfredo Di Vizio. Completeremo il quartetto con Prisco e Cirillo. A mio parere abbiamo le possibilità di puntare alla promozione. Sarebbe un bel traguardo, che arriverebbe in un momento molto positivo per noi, attestato dai 30 tesserati agonisti, il numero più alto della nostra storia. Aggiungendo gli amatori raggiungiamo quota quaranta. In B Veterani giocheranno Giorgione, Di Vizio, D’Agostino, Maurizio Candelmo e Luigi Novi, il papà di Gianni. Nei campionati regionali schiereremo una compagine in C2, una in D1 e due in D2».
Avete mai fatto attività femminile?
«Per la prima e unica volta due anni fa in C regionale con Chiara Iannicelli, Alice Savarese, Valentina Tarantino e Roberta Ruggiero, la nostra unica atleta in carrozzina, che però non si è mai fatta classificare. Poi Iannicelli si è trasferita e la giovane Savarese, classe 2007, ha deciso di non giocare più. Peccato, perché è un bel talento, nel quale Marialucia crede molto».
I vostri atleti che risultati di rilievo hanno ottenuto individualmente?
«Marcello Di Meo alla fine degli anni ’80 e all’inizio dei ’90 ha vinto diversi titoli regionali giovanili e ci ha rappresentato alla Coppa delle Regioni. Novi ai Campionati Italiani Giovanili si è aggiudicato tre bronzi in doppio, nei Giovanissimi con Riccardo Varone nel 2015 e con Domenico Mallardo nel 2016 e nei Ragazzi con Varone nel 2017. Gianni nel 2019, con la Polisportiva P.G. Frassati, è stato campione italiano a squadre Allievi. Con noi ha anche disputato il Ping Pong Kids del 2014 e si è classificato secondo. Abbiamo poi avuto nel 2013 Agostino Cirillo e Giampiero Colella alla Coppa delle Regioni, con Agostino, che oggi ha 21 anni ed è un altro prodotto del nostro vivaio, che si è piazzato terzo in singolare. Ha partecipato alla manifestazione anche nel 2012. Attualmente nel nostro settore giovanile si stanno segnalando il classe 2010 Alessandro Cannavale, che a febbraio 2020 è arrivato terzo fra i Giovanissimi nel torneo regionale di San Nicola La Strada, e il classe 2011 Vincenzo Santis. In Regione nel loro settore sono secondo e terzo. Alessandro avrebbe potuto andare al Ping Pong Kids dell’anno scorso, se non fosse saltato tutto a causa dell’emergenza sanitaria. Vincenzino, come lo chiamiamo, è figlio di Gennaro, che si allena con noi e ha difeso i nostri colori in C1. Quest’anno lui e Maurizio Manganiello sono andati a rinforzare Ariano Irpino, società con la quale i rapporti rimangono fraterni. A proposito, nella scorsa stagione 7-8 dei nostri ex atleti hanno fondato il Tennistavolo Cesinali, in un paesino a una manciata di chilometri da Avellino. Lasciami dire che, come delegato FITeT, sono orgoglioso di avere tre sodalizi nella nostra Provincia».
Come si svolgono normalmente i vostri allenamenti?
«Svolgiamo tre turni il martedì, giovedì e sabato, il primo dalle 16,30 alle 18,30 per l’avviamento, il secondo dalle 18,30 alle 20 per gli agonisti e il terzo dalle 20 alle 21,30 per alcuni agonisti e gli amatori. Segue tutti Marialucia, che è tecnico di secondo livello, e le do una mano io. Giorgione è un grande appassionato e, pur essendo un atleta forte, è disponibile a giocare con tutti. Si presta volentieri a fare lo sparring con i ragazzini della scuola».
Chi condivide con te l’impegno nel direttivo?
«Il mio vice è Gaetano D’Agostino e gli altri consiglieri sono Fernando Petrillo e Silvestro Bosco. Il segretario è Maurizio Candelmo, che si occupa molto anche delle iscrizioni degli atleti alle gare».
Che significato annetti al progetto Scuole di Tennistavolo?
«Mi è sembrata un’iniziativa molto interessante, che ha istituzionalizzato ciò che parecchie società, noi compresi, fanno da parecchi anni. Avere il riconoscimento di Scuola è certamente una bella immagine per le associazioni, ma anche per la Federazione ed è un’ottima qualifica per il nostro sport. Abbiamo frequentato le lezioni dei formatori io come dirigente e Marialucia come tecnico. Dal punto di vista organizzativo, che è quello sul quale sono più preparato, è chiaro che far funzionare una società come un’azienda è un buon obiettivo, che però nelle piccole realtà, con risorse limitate anche in termini di persone, diventa difficile da raggiungere. Sul fronte tecnico affermare delle linee che debbano essere applicate dappertutto consente di garantire una certa uniformità di azione su tutto il territorio, che è fondamentale per creare una rete di Scuole che punti alla professionalizzazione dei servizi che vengano offerti. Alcuni suggerimenti che ci sono stati trasmessi spesso vengono già messi in atto da sodalizi che hanno decenni di esperienza alle spalle come il nostro, ma è ovvio che sentirseli ribadire a livello federale fornisce delle conferme rilevanti».
Come sarà strutturata la vostra Scuola?
«Marialucia s’impegna per far progredire gli agonisti di tutte le classi di età, dai più giovani agli adulti. Per quanto riguarda gli amatori, ce ne sono alcuni che vogliono migliorare il loro gioco e altri che desiderano invece venire in palestra per giocare e divertirsi. Siamo naturalmente aperti a entrambe le possibilità. Nel turno dalle 20 alle 21,30 ci sono tre tavoli riservati ai corsi e gli altri per chi voglia dedicarsi alla pratica libera».