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TT A4 Verzuolo, un perfetto connubio fra l’alto livello e il settore giovanile

TT A4 Verzuolo, un perfetto connubio fra l’alto livello e il settore giovanile

Il Tennistavolo A4 Verzuolo nei suoi quasi 40 anni di vita ha saputo scrivere pagine importanti, sia con le sue prime squadre, capaci di raggiungere in campo maschile e femminile la massima serie e con gli uomini anche di disputare due finali scudetto, sia con un settore giovanile che è sempre stato in grado di rigenerarsi e di essere vincente. Gli inizi furono legati a quattro giovani amici e fra loro c’era anche Stefano Vincenti, che è ancora il presidente.

Ciao Stefano, chi sono stati i tuoi compagni di avventura?

«Erano Dario Alberto, Gigi Testa e Ivo Bertolotti e assieme ci divertivamo a giocare dei tornei all’oratorio o nei bar. A uno di questi abbiamo incontrato Alberto Eandi, che allora era il presidente del Comitato Provinciale e sarebbe poi diventato consigliere nazionale. Ci aveva un po’ spiegato l’attività della Federazione, che non conoscevamo, chiedendoci se avessimo piacere di creare una società. Siamo riusciti a ottenere un salone presso la Parrocchia di Santa Maria di Verzuolo, abbiamo acquistato un tavolo, ci siamo affiliati alla FITeT e iscritti al primo campionato di serie D2. L’associazione si chiamava Verzuolo ’83. A Verzuolo, fra l’altro, abitava anche Paolo Lentini, che si era trasferito da poco da Messina ed era giudice arbitro. Lo abbiamo conosciuto poco dopo aver fondato la società e anche lui ci ha aiutato».

Come siete cresciuti di numero?

«C’erano alcuni giovani che venivano a vedere le nostre partite di campionato e, siccome erano interessati, ho cominciato a farne venire alcuni a provare. Siamo partiti con dei corsi e in poco tempo si è creato un bel gruppo di una ventina di ragazzini dagli 8 ai 14 anni. Siccome poi in oratorio lo spazio era abbastanza ristretto, ci siamo rivolti al Comune, che nell’autunno del 1985 ci ha concesso un locale un po’ più spazioso. In quel periodo abbiamo trovato il primo sponsor, la ditta A4 Utensili Speciali di Busca, e dunque abbiamo ribattezzato la società, chiamandola TT A4. Dopo altri due anni abbiamo ricambiato sede e intanto il nostro settore femminile, che era più numeroso del maschile, ha iniziato a darci delle soddisfazioni».

A quali ti riferisci?

«Alcune nostre ragazze sono state protagoniste di varie edizioni dei Giochi della Gioventù, ottenendo tre vittorie consecutive alle finali nazionali. Ci siamo quindi iscritti alla C femminile nel 1986/1987 e già nella prima stagione siamo stati promossi in B, con Daniela Alberto e Cristiana Carosso, che avevano iniziato con noi in oratorio, la cuneese Maria Teresa Corso, moglie di Eandi, e la torinese Anna Maino. In B hanno giocato Alberto, Carosso, la milanese Cristina Giussani e la ciriacese Donatella Bruno e si sono salvate. Nell’estate del 1988 abbiamo tesserato la nazionale jugoslava Gordana Perkucin, che a fine settembre ha partecipato alle Olimpiadi di Seul, alle quali il tennistavolo aveva fatto il suo esordio, e ha conquistato la medaglia di bronzo nel doppio».

Avete continuato a scalare?

«Nell’89 siamo saliti per la prima volta in A, dove abbiamo schierato Alberto, Carosso, Giussani e Valya Stoyanova, la moglie di Ivan e la mamma di Niagol, che hanno mantenuto la categoria. Nel 1990 abbiamo preso la nazionale polacca Jadwiga Szymanelis, che è rimasta con noi per parecchi anni anche come allenatrice. In quella stagione agonistica abbiamo anche disputato la Coppa ETTU, superando il primo turno a Salonicco e perdendo in casa contro il Lokomotiv Kiev. Purtroppo a fine stagione siamo retrocessi, per poi risalire in A2 nel 1993 con Alberto, Carosso, Angela Alessandrini, anche lei del nostro vivaio, e la torinese Myriam Rosso».

La A1 è dunque diventata un obiettivo?

«Ci siamo arrivati subito nel 1994, con Alberto, Carosso, Alessandrini, Rosso e la fossanese Debora Balboni. In A1 ha giocato anche la Szymanelis. Ad aprile del ’94 abbiamo inaugurato l’impianto di via XXV Aprile, nel quale siamo tuttora, costruito dal Comune con i soldi dei finanziamenti concessi in occasione del Mondiali di calcio di Italia 1990, proprio in virtù della nostra presenza nel campionato della massima serie femminile. Nel ’95 siamo retrocessi e successivamente stiamo stati in A2 fino al 2005. Nel frattempo hanno fatto parte delle diverse formazioni di serie A2 Silvia Racca, Elisa Binello, Paola Bazzani, Yu Zhang, Anda Dumitrache, Jang Bo e Alessia Tarallo. Il periodo fino al 2017 ha visto diverse nostre formazioni sempre presenti in B e poi abbiamo rigiocato la A2 nel 2017/2018 e nel 2019/2020».

Venendo al settore maschile?

«Nel 1992 abbiamo raggiunto la B, con Alberto Abbà, Gianmaria Armando e Maurizio Giolitti, tutti cresciuti con noi. Con l’innesto del torinese Paolo De Col siamo andati in B1 e nel ’95, con l’inserimento del giovane polacco Thomaz Czyzewsky, in A2, nella quale, oltre ai già citati, abbiamo impiegato Alessandro Quaglia e Guido Aliberti».

Quanto siete rimasti in A2?

«Per parecchi anni. Nel ’98 sono entrati in squadra Silvio Pero e il difensore rumeno Janos Illi e nel 1999 Mattia Garello e Catalin Daniel Negrila. Dal 2002/2003 abbiamo disputato la TT InterCup e ci siamo qualificati per quattro volte alla Final Four. Nel 2007/2008 l’ungherese Laszlo Magyar, Nicola Di Fiore, Romualdo Manna, Garello e Pero ci hanno portati per la prima volta in A1, dove l’anno successivo ci hanno rappresentato il cinese Zhao Chang, Umberto Giardina, Magyar e Garello, con in panchina Silvio Pero. A giugno 2009 ci siamo aggiudicati la Final Four di TT InterCup, che avevamo organizzato a Verzuolo, con il quartetto del campionato integrato da Simone Nasi».

Eravate insomma lanciatissimi?

«Il 2009/2010 è stato ancora migliore perché, con Valentino Piacentini al posto di Giardina, siamo approdati alla prima finale scudetto, persa lottando contro Castel Goffredo. Dopo un’ulteriore stagione nella massima serie, abbiamo rinunciato e abbiamo disputato la A2 per un anno, sotto la guida tecnica di Negrila, prima di passare ancora la mano e ripartire dalla B1. Con Garello, Negrila e Francesco Calisto siamo tornati in A2 nel 2016 e, con l’aggiunta di Nasi, in A1 nel 2018. L’ultimo acuto è stato la finale scudetto del 2019, con l’ucraino Yaroslav Zhmudenko, Daniele Pinto, Alessandro Baciocchi e Garello, allenati da Piacentini, che hanno ceduto alla Top Spin Messina».

Quest’anno quante squadre avrete?

«Ne avremo ben 19 fra nazionali e regionali. In A1 maschile, agli ordini di Piacentini, abbiamo confermato Pinto e Garello e acquisito il moldavo Andrei Putuntica ed Andrea Puppo. Nelle due compagini di B2 impiegheremo Simone Nasi, Daniele Capra, Andrea Garello, Giacomo Izzo, Giovanni Damasco, Marco Lentini, Marco Torta e Anna Coates e nelle due di C1 Marco Doria, Alberto Abbà, Giulia Marengo, Ilario Luciano, Simone Garello, Gianluca Corrente, Luca Boscolo e Paolo Carosso. Avremo anche due C2, tre D1, una D2 e tre D3. Fra le donne i due team di A2, seguiti da Silvia Racca, saranno composti da Giulia Marengo, Anna Coates, Ileana Irrera, Carmela Castro, Sara Rinaudo, Araya Timo e Daniela Alberto e i due di B da Letizia Giolitti, Lisetta Marengo, Arianna Rolfo, Maura Sordello, Carlotta Giuliano, Carlotta Falcone, Noemi Giovenale e Giulia Zucchetti. Ci sarà poi il team di C».

Quali atleti vi hanno dato lustro individualmente?

«Partiamo dai riepiloghi. Ai Campionati Italiani Giovanili abbiamo vinto 19 medaglie d’oro, 18 d’argento e 93 di bronzo e ai tricolori di categoria 19 ori, 19 argenti e 42 bronzi. Fra gli atleti citerei Daniela Alberto, Cristiana Carosso, Alberto Abbà, Guido Aliberti, Gianmaria Armando, Debora Balboni, Paola Bazzani, Silvia Racca, Alessia Tarallo, Simone Nasi, Mattia Garello, Giovanni Barra, Giovanni Damasco, Luca Cresto, Stefano Vallome, Francesco Tonoli, Giulia Marengo, Francesco Calisto, Luca Palmarucci, Matttia Foglia, Anna Coates e Sara Rinaudo. Balboni e Nasi hanno partecipato anche ai Campionati Europei Giovanili e ad alcuni altri a tornei giovanili internazionali. Negli ultimi due anni ci siamo classificati secondi nel Trofeo Cini, che tiene conto di tutti i risultati conseguiti nell’attività nazionale a squadre e individuale, e terzi nel Trofeo Mazzi, che è riferito solo all’attività giovanile».

E i ragazzini migliori?

«Attualmente sono Andrea Garello e Giacomo Izzo (classe 2007) e Simone Garello (2008), che fanno parte del Progetto Italia e hanno disputato tornei internazionali giovanili, Paolo Ponzo (2009), Carlotta Falcone (2007) e Carlotta Giuliano (2008). In più abbiamo un gruppetto di ragazzini del 2010 e un manipolo, costituito in gran parte da bimbe, del 2012 e del 2013, oltre a 35 ragazzi che frequentano i corsi di avviamento. Gli agonisti giovanili sono una trentina, su un totale di cento tesserati».

Come si svolge la vostra attività in palestra?

«Ci alleniamo naturalmente in via XXV Aprile. Abbiamo la gestione dell’impianto, anche se viene utilizzato da altri sport e da due istituti superiori al mattino, durante le ore di educazione fisica. Abbiamo la disponibilità della palestra principale, nella quale mettiamo 10-12 tavoli, il lunedì, giovedì e venerdì sera, oltre al sabato e alla domenica per gli impegni agonistici. Il lunedì e il giovedì teniamo i corsi di avviamento per i ragazzi, dalle ore 16 alle 18, e la sera dalle 21 quelli per adulti. Sopra alla palestra principale abbiamo però una palestrina con cinque tavoli fissi, che abbiamo a disposizione tutti i giorni per gli agonisti, che sono impegnati dalle 15 alle 20,30. Il direttore tecnico Piacentini segue un po’ tutta la pratica agonistica, Racca i corsi di avviamento con Michele Izzo e collabora con Piacentini per l’agonismo. Sono entrambi fissi in palestra e sono coadiuvati da Simone Nasi, Carmela Castro e Mattia Garello come sparring. Giovanni Damasco e Giulia Marengo svolgono i corsi serali per gli adulti principianti».

Come operate sul fronte promozionale?

«Dagli anni ’90 facciamo attività nelle scuole di Verzuolo e in molti altri comuni della provincia di Cuneo, più che altro le elementari e le medie, ma anche alcuni istituti superiori. Se ne occupano Racca e, in presenza di più scuole in contemporanea, Piacentini e Nasi».

Capitolo sponsor?

«Per noi sono fondamentali. I due principali, che ci accompagnano ormai da molti anni, sono Tonoli Spedizioni e Scotta (impianti e centrali idroelettriche). Ci sono poi la storica A4 Utensili Speciali Busca, BeneBanca, Etea Engineering, Acqua Eva e Avis e molti altri minori. Oltre all’aiuto economico dei vari sponsor, riusciamo a portare avanti la gran mole di attività grazie alla collaborazione di molti volontari».

La vostra attività non si limita, però, al tennistavolo.

«Cerchiamo ci mantenerci uniti anche attraverso appuntamenti fissi all’insegna della convivialità e della socialità, come la “bagna cauda” o la grigliata in palestra. Un evento al quale siamo molto legati, fin dalla fine degli anni ’80, è il campeggio in montagna, che organizziamo in estate. All’inizio campeggiavamo con tende, fornelli e bivacchi, con il passare del tempo e l’aumentare delle presenze abbiamo scelto di appoggiarci a strutture recettive apposite, continuando però a gestire in autonomia tutti i servizi, dall’acquisto delle vivande e bevande, alla cucina e alle pulizie, lavori ai quali collaborano tutti, grandi e piccoli. Chi l’ha già vissuta, non rinuncia a ripetere l’esperienza, che ci rafforza come gruppo».

A proposito di esperienza, com’è stata quella che vi ha portato al riconoscimento di “Scuola di Tennistavolo”?

«La frequenza del corso tenuto dei tutor è stata molto utile, anche perché ha permesso un confronto con le altre realtà. A nostro parere, sarebbe importante riuscire a realizzare una collaborazione fra le varie Scuole, che consentisse per esempio la condivisione di figure professionali come quella del preparatore atletico o fisioterapista o psicologo sportivo. Il progetto può costituire anche una bella vetrina per il tennistavolo, anche se noi, comunque, sul territorio ci siamo già, grazie alla massiccia attività che da trent’anni svolgiamo all’interno delle scuole».

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