Star TT, la Stella che vuol brillare nel firmamento pongistico
L’ASD Star TT Este ha preso le mosse nel 2008 dalla fuoriuscita di alcuni dirigenti e atleti dal Tennistavolo 91. Già allora uno dei fondatori era stato Gianfranco Zanetti, che a distanza di 17 anni ha contribuito anche alla nascita dell’ultima società, della quale è il direttore tecnico. Il presidente da un paio di anni è Giorgio Pavan, che è stato sempre una delle anime imprescindibili dell’associazione.
Ciao Gianfranco, da chi era composto il gruppo che ha dato vita allo Star TT?
«Abbiamo lasciato il TT 91 io, Giorgio e Andrea Pavan e Davide Bigliotto e a noi si sono aggiunti Piersandro Peraro, Alberto Negrello, Roberto Salmistraro e Mauro Santato, che venivano dall’esperienza amatoriale cui avevo dato impulso nella Parrocchia di Monselice negli anni precedenti. L’idea di chiamarci così è venuta ad Andrea Pavan, con l’obiettivo di brillare come una stella nel firmamento del tennistavolo. Dopo la costituzione della società, di cui Peraro è stato il primo presidente, nei primi anni non abbiamo trovato a Este un impianto nel quale potessimo svolgere l’attività e ci siamo appoggiati alla palestrina parrocchiale di Monselice. Dopodiché abbiamo potuto disporre stabilmente del PalEste di via Baden Powell, che è una delle strutture più belle in circolazione. Vi si possono montare sedici tavoli e l’abbiamo utilizzato per organizzare una miriade di tornei nazionali giovanili e di categoria. Si tratta di un impianto comunale e l’amministrazione, che ha imparato a conoscerci e ad apprezzarci, ce ne ha affidato la gestione».
Da quale serie siete partiti?
«Dalla D2 e giocavano il ragazzino Roberto De Battisti (classe 1994) e l’altro giovane Corrado Perseghin (1985), che sono stati affiancati da Riccardo Sadocco (1993), Raffaele Peraro (1994), Edoardo Luppi (1994) e Sebastiano Tasinato (1987). Siamo subito stati promossi e lì è iniziata la nostra scalata. Nel 2011/2012 abbiamo vinto la C2 con De Battisti, Ruben Gaybakyan e Pavan e siamo arrivati nei campionati nazionali. Nel 2016/2017 siamo saliti in B2 con De Battisti, Dario Dimaggio e Mattia Zandonà, che hanno disputato anche la categoria superiore. È stata un’enorme soddisfazione, perché tutti e tre sono cresciuti in casa»
In particolare De Battisti è un po’ una bandiera per voi?
«Infatti noi lo chiamiamo il Capitano o anche “Doc”. Dopo il primo anno in B2, siccome studiava Medicina, ha dovuto limitare il suo impegno nel tennistavolo per laurearsi. Ne è valsa la pena, perché ha ottenuto l’obiettivo nel 2019 con la votazione di 110 e lode. Per noi rappresenta un esempio, perché è riuscito a diventare un buon terza categoria, coniugando lo sport con un percorso di studi impeccabile. Anche Dimaggio non è più stato disponibile, essendo andato a lavorare all’estero. In squadra è rimasto solo Zandonà e abbiamo inserito Daniele Balduin e Simone Longato. Siamo retrocessi in C1 e abbiamo rinunciato iscrivendoci alla C2. Lo scorso anno, quando il campionato è stato sospeso per il Covid-19, eravamo secondi, con De Battisti, Balduin e Marco Dal Moro, e siamo dunque tornati in C1»
In questa stagione chi schiererete?
«De Battisti, che si sta specializzando in Medicina Generale, all’occorrenza sarà disponibile, ma non ci sarà sempre. La squadra sarà dunque prevalentemente composta da Balduin, Dal Moro e dalla new entry 19enne Andrea Marampon. Nei campionati regionali avremo una compagine in C2, due in D1 e quattro in D2».
Avete anche delle atlete?
«La migliore è Arianna Spoladore, che nel 2015 ha conquistato il bronzo ai Campionati Italiani nel misto di quinta categoria, in coppia con Simone Longato. Ha iniziato a giocare con me e ha svolto una brillante attività giovanile, poi ha lasciato il nostro sport per parecchi anni, per dedicarsi al calcio a 5, e alla fine ha ripreso il tennistavolo. Come società abbiamo organizzato per diversi anni uno stage d’inizio stagione, una settimana di full immersion, e ci siamo anche avvalsi, per ben due anni, della collaborazione di Stefan Stefanov. Una volta è passata Arianna, ci ha visti allenare e le è tornata la voglia. È stata un’ottima scelta, perché si è ancora regalata delle belle soddisfazioni. In campionato la impieghiamo in D1 e batte parecchi uomini. La 16enne Giulia Marchetto è stata campionessa regionale nel singolare Ragazze nel 2017 e di quinta categoria nel 2019. Attualmente è la n. 5 delle Juniores in Veneto. A livello nazionale nel 2017 ha raggiunto i quarti nel torneo di quinta che abbiamo organizzato a Este e nel 2019 ai tricolori di Riccione è uscita negli ottavi. Abbiamo poi le sorelle Zibritchi, Daria, classe 2009, è la n. 9 delle Ragazze in Regione e Anastasia, del 2006, è la n. 2 delle Allieve».
A livello italiano avete conquistato altri podi?
«Il nostro fiore all’occhiello è l’oro tricolore del 2019 di Alex Barbetta e Marco Dal Moro nel doppio di sesta categoria. Sempre a Riccione Dal Moro ha anche ottenuto il bronzo in singolare. Ai tricolori del 2015 Longato, oltre al terzo posto con Spoladore, era stato terzo nel doppio di quinta con Cristian Capellua. Agli Italiani Giovanili Balduin si è messo al collo il bronzo nel 2015 con la squadra Giovanissimi del Redentore 1971 e nel 2017 con il team Ragazzi dell’Unione Sportiva Sarmeola, nel quale era in prestito. Nei tornei nazionali hanno ottenuto primi posti De Battisti, Dimaggio, Spoladore, Barbetta, Alberto Campaci e Zandonà. Moltissimi sono stati i successi nei campionati regionali, nei quali spesso siamo stati ai vertici del medagliere, e negli Open».
C’è un aneddoto legato a questi momenti importanti della vostra storia?
«Barbetta e Dal Moro nella stagione in cui hanno vinto il titolo italiano a Riccione non hanno perso una partita nei tornei Open, regionali e nazionali. Anche l’anno successivo hanno disputato delle gare di quarta categoria e si sono sempre imposti. Con loro scherzo, perché quest’inattività, dovuta all’emergenza sanitaria, sta allungando il loro record d’imbattibilità a dismisura. Battute a parte, sono stati bravi a vincere molto quando si poteva giocare e l’essere Barbetta mancino e Dal Moro destro li rende una coppia veramente ben assortita. La loro simbiosi è sinergica».
Come svolgete l’attività al PalEste?
«Si suddivide in due turni il martedì, giovedì e venerdì. Dalle ore 18,30 alle 20,30 si allena il settore giovanile e dalle 20,30 alle 22,30 tocca agli altri agonisti che lavorano e agli amatori. Montiamo 11-12 tavoli e alla fine della seconda sessione spesso i più bravi scambiano con i tesserati di livello più basso. Complessivamente abbiamo una quarantina di tesserati e i giovani sono una dozzina. Io sono il direttore tecnico e ho il tesserino di maestro. Da allenatore sono nato come allievo del grande Roberto Migliarini, con il quale ho collaborato (assieme a Vittorio Longi, all’indimenticabile Roberto Savoia e ad altri grandi allenatori dell’epoca, vi fece parte anche Matteo Quarantelli) alla mitica “commissione formazione giovanile nazionale”. Mi avvalgo del supporto di Davide Bigliotto e di Andrea Pavan, anche se ora è meno presente, essendo nel frattempo diventato papà, che sono tecnici di base. Con noi sono stati promossi nello staff anche Marco Dal Moro, che ha sempre giocato con me fin da bambino e conosce i miei metodi, e Tiziano Tasinato. Da quando siamo usciti dal lockdown, da maggio a settembre, abbiamo avuto la palestra sempre piena. In questo periodo, con la ripresa dell’epidemia, stiamo rilevando un certo calo di presenze».
Come vi promuovete all’esterno?
«Abbiamo svolto parecchie mattinate dedicate nelle classi della scuola elementare “Giovanni Pascoli”. Andavo io, con Andrea Pavan e Davide Bigliotto e ho sempre portato qualche ragazzino. Abbiamo anche organizzato una giornata intera nella hall di un centro commerciale».
Il vostro Consiglio include sempre i dirigenti che hanno fondato la società?
«Praticamente sì. Il presidente è Giorgio Pavan, il vicepresidente Alberto Negrello, il segretario Andrea Pavan e i consiglieri siamo Piersandro Peraro, che è commercialista, Roberto Salmistraro, Mauro Santato, Tiziano Tasinato, Davide Bigliotto e io. Se la società ha avuto la possibilità di crescere è merito del fatto che la viviamo tutti come una famiglia e prendiamo le decisioni in modo collegiale, come un gruppo di amici. Anche con i ragazzi esiste un rapporto che va ben oltre la palestra. È nostra abitudine organizzare spesso delle serate fuori tutti insieme, che ci cementano ulteriormente. Questo è il nostro punto di forza, anche il feeling con coloro che vanno via dalla società rimane saldo».
Con quale sentimento avete accolto il riconoscimento di Scuola di Tennistavolo?
«Con grande orgoglio e lo consideriamo anche uno stimolo in più per impegnarci ancora maggiormente sul fronte del settore giovanile. Lo status ricevuto dalla FITeT è una carta importante nei rapporti con le istituzioni e con le scuole. Le lezioni tenute dai formatori federali sono state utili e hanno offerto degli spunti, trasmettendo un metodo e delle procedure, che s’integrano con il lavoro che già svolgiamo e ci aiutano a organizzarlo meglio. Ci sono, ovviamente, sempre margini di miglioramento e vorremmo potenziare la nostra collaborazione con le scuole. In ambito promozionale abbiamo intenzione di portare avanti tutte le azioni che ci permettano di veicolare più persone possibili al nostro mondo. La nostra Scuola avrà un occhio di riguardo per i giovani, ma naturalmente saremo sempre presenti in palestra, per supportare anche gli altri tesserati».