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Il pongismo a Termini Imerese si chiama TT Himera G. Randazzo

Il pongismo a Termini Imerese si chiama TT Himera G. Randazzo

Il tennistavolo a Termini Imerese ebbe inizio una cinquantina di anni fa e oggi può contare su un punto di riferimento solido come il TT Himera G. Randazzo del presidente Antonino Militello, che allora era semplicemente un ragazzino appassionato, che non riusciva a staccarsi dalla racchetta.

Ciao Antonino, il movimento pongistico termitano è stato sostanzialmente segnato da due periodi?

«Il primo va dai primi anni settanta fino al 1993 e il secondo dal 2010 a oggi. L’avvio avvenne negli oratori delle Chiese, dove sono nati i primi giocatori. Erano ragazzi come Giovanni Randazzo, Vincenzo Gatto, Mario Cucchiara, Mario Lo Presti, Totò Battaglia e Totò Tripi, che impugnarono le prime rudimentali racchette, fatte spesso con il compensato. Fra il 1975 e il 1977, crebbe quel gruppo di giovani talentuosi, con il quale il ping pong, da gioco da oratorio, cominciò a trasformarsi nello sport del tennistavolo. I capofila eravamo Giovanni Boccadutri, Enzo ed Alberto Lapi, Totò Miligi e io stesso, ai quali si aggiunsero poco tempo dopo Carmelo Militello, Giuseppe Serrone, Vincenzo e Ignazio Martinez ».

In quale campionato militavate?

«Alla fine degli anni ’70 in serie D, poi seguì un lungo periodo durante il quale l’attività proseguì solamente a livello locale, a causa della difficoltà organizzative e logistiche. Una svolta arrivò nel 1990 quando Giovanni Randazzo riuscì a trovare un locale idoneo presso la palestra Olimpia di Andrea Immesi e creò nuovamente una squadra, la Polisportiva Olimpia, composta, da lui stesso, da me, da Enzo Lapi e da Fabrizio Melfa. Per tre anni consecutivi abbiamo conquistato la promozione e dalla D2 iniziale siamo saliti in C1, grazie anche all’apporto in serie C2, di un giocatore dai trascorsi ad alto livello come Francesco Polizzi. Nel 1993 quella prima fase è terminata, perché ognuno di noi era preso dai propri impegni e alle spalle non c’era nessuno che ci desse una mano».

Quando è rinato il tennistavolo a Termini?

«Nel 2010 ho deciso di costituire, nel nome e nel ricordo di Giovanni Randazzo, che, qualche anno prima, a causa di una grave malattia, ci aveva lasciati prematuramente, l’ASD Tennistavolo “Giovanni Randazzo”. Pochi mesi dopo vide la luce una seconda associazione, l’ASD Tennistavolo Himera, sotto la presidenza di Maria Grazia Geraci».

Qual era il vostro obiettivo?

«La diffusione della conoscenza e della pratica del tennistavolo a livello giovanile, con finalità sia amatoriale sia agonistica, attraverso una capillare azione di collaborazione con le strutture scolastiche e amministrative locali. Puntavamo alla valorizzazione delle potenzialità tecnico-atletiche dei molti bambini, che frequentavano le scuole primarie di Termini Imerese. L’attività si svolse inizialmente nella palestra del complesso scolastico “Gardenia”. Il 6 febbraio del 2014 è nata l’ASD Tennistavolo Himera G. Randazzo, che ha raccolto l’eredità e l’intero organico degli atleti delle due precedenti associazioni. Volevo far giocare a tennistavolo tutti i bambini di tutte le fasce sociali e in più aiutare coloro che, per le loro qualità e l’impegno profuso, avessero delle velleità un po’ più agonistiche. Grazie alle incondizionate passione e determinazione, in pochissimi anni siamo diventati una delle realtà più importanti della Regione».

Quali campionati a squadre avete disputato?

«Avevamo per la maggior parte bambini di 11-12 anni, per cui emergere era veramente complicato, in presenza di avversari con maggiore esperienza. Nonostante tutto, tre anni fa abbiamo vinto il campionato di C2 con Claudio Casà, Angelo Di Lisi e l’allenatore Alessandro Febbraro. Siamo andati a fare i concentramenti per la promozione, perdendo per un soffio l’ultimo incontro con Enna, che ci ha precluso la salita nella serie superiore. Volendo riconoscere un premio ai ragazzi, ho cercato in giro un titolo di C1 da rilevare, ma non ce n’erano a disposizione, l’unico era uno di B2 del Vi.Ga.Ro. Siracusa. L’abbiamo acquisito, naturalmente senza alcuna velleità, e nel 2018/2019 abbiamo partecipato nella prestigiosa serie con Claudio Casà, Angelo Di Lisi e Alessio Di Falco. Sono convinto che, al di là del penultimo posto e della retrocessione, sia stata un’esperienza formativa per loro. Purtroppo Di Lisi, che stava diventando un giocatore molto interessante, praticamente un terza categoria di buon livello, quest’anno ha deciso di smettere, anche se mi auguro che possa tornare sui suoi passi».

La vostra prima squadra in questa stagione sarà dunque in C1?

«La comporranno Alessio Di Falco, Claudio Casà e Pietro Violante. In C2 invece giocheranno Giulia Palmisano, Davide Casà e Alessandro Febbraro. Avremo inoltre una D1, una D2 e una C femminile».

A proposito di Giulia, che è il vostro talento migliore, quando si è avvicinata al tennistavolo?

«L’ho trovata io a scuola, alla “Gardenia”, quando aveva sei anni e mezzo e frequentava la prima elementare. Appena le ho messo la racchettina in mano ho notato che aveva una capacità di coordinazione motoria e una predisposizione per il nostro sport fuori dal comune. A lei sono legati i cinque titoli italiani che abbiamo conquistato finora: il Ping Pong Kids del 2015 e del 2017, il doppio misto Giovanissimi del 2017 con Daniele Spagnolo, dell’Eos Enna, il singolare Giovanissimi del 2018 e il doppio misto Ragazzi del 2019, sempre con Spagnolo. Lei è stata bravissima e lo sono stati anche i suoi genitori, papà Mimmo e mamma Lidia, che ci hanno permesso di seguirla, affidandomela fin dal primo giorno. Questo ha cementato il nostro rapporto, che si è trasformato in brevissimo tempo in una splendida amicizia. Spesso invece, purtroppo, mi sono dovuto scontrare con resistenze immotivate e ingiustificabili da parte di molti genitori».

Quali altri risultati avete ottenuto?

«Sempre dal 2014 a oggi abbiamo vinto 19 titoli regionali e oltre a Giulia se li sono aggiudicati Maria Teresa Bova (classe 2003), i fratelli Claudio (2003) e Davide Casà (2005), Angelo Di Lisi (2002), Chiara Onizzi (2002), Federico Scuderi (2003), Pietro Violante (2005), Martina Viso (2005) ed Erika Militello (1998), mia figlia. Nel 2018 e nel 2020 ci siamo classificati primi nella Coppa Sicilia per società. Ci sono poi stati 35 titoli provinciali. In tutto i podi sono stati 385, con 133 successi».

Al momento quali sono i ragazzini di maggiore prospettiva oltre a Giulia?

«Attualmente Giulia, che è nata nel 2007, è la numero 3 nella classifica nazionale Allieve. Martina Caronna, classe 2010, è la n. 9 delle Giovanissime. Fra i più piccoli, Anna Albanese ha otto anni e, fra coloro che non fanno ancora attività agonistica, ci sono Giulia Arrigo e Gabriele Monti. In tutto i nostri tesserati sono 28 e la maggior parte rientra nel settore giovanile».

In questi anni vi siete affidati a tecnici professionisti?

«Nei primi anni abbiamo avuto il cinese Yang Dong e la sua connazionale Zhang Han. Successivamente, sotto la guida del nigeriano Niniola Adeshima Isiaka nella stagione 2014/2015, ancora alla “Gardenia”, e della cinese Zhang Ludan nel 2015/2016, nella palestra dell’ICS “Paolo Balsamo”, i nostri bambini sono ulteriormente maturati tecnicamente. Da sei stagioni l’attività è seguita dal tecnico palermitano Alessandro Febbraro. Negli ultimi anni il rapporto con il dirigente scolastico della “Balsamo” Fabio Angelini, una persona che ha compreso fino in fondo le mie finalità, si è consolidato. Intanto ho inserito in società anche la figura dello sparring, che è Alessio Di Falco, che con Febbraro sta frequentando il corso di tecnico di II livello, e del preparatore atletico Davide Geraci, che ha avuto l’incarico di girare per tutte le scuole di Termini Imerese, per visionare i bambini a partire dalle materne. Dall’anno scorso ho infatti iniziato a reclutare i piccoli di quattro/cinque anni. In realtà ho in mente un progetto molto più ampio, che dovrebbe coinvolgere un po’ tutto il tessuto cittadino».

Di cosa si tratta?

«Un paio di settimane fa è partita una lettera dal Comitato Regionale della FITeT Sicilia, firmata dal presidente Giuseppe Gamuzza, per far sedere allo stesso tavolo, oltre a noi come associazione, il sindaco e l’assessore comunale allo Sport, tutti i dirigenti scolastici di Termini Imerese e, possibilmente, anche le istituzioni religiose. Voglio fare entrare il tennistavolo ovunque e sarei felice che a coordinare l’iniziativa fosse il Comune, che, rivestendo tale ruolo, potrebbe concederci in maniera continuativa la gestione di un impianto fisso, nel quale portare avanti la nostra attività. Gli oratori, che ora sono tutti chiusi, rappresenterebbero per noi delle fucine enormi di giovani praticanti. Recentemente ne ho riattivato uno, regalando un tavolo, e vorrei proseguire su questa strada anche con gli altri. In città c’è l’Oasi di San Francesco, un convento di suore e con l’aiuto di un mio amico, Michele Maciocia, che è responsabile dell’associazione Don Calabria, sono riuscito a parlare con la Madre Superiora, che mi ha messo a disposizione un locale nel quale vorrei creare una piccola struttura federale, utilizzando anche le risorse ricettive presenti, per ospitare atleti partecipanti a periodi di preparazione. Le premesse per fare un ottimo lavoro ci sono tutte e c’è anche la disponibilità da parte degli attori coinvolti: adesso bisogna solamente iniziare a lavorare tutti insieme».

Come si svolge la vostra attività in settimana?

«Ci alleniamo tutti i giorni dal lunedì al venerdì, dalle ore 15 alle 23 circa. Alla “Balsamo”, che condividiamo con la lotta, abbiamo diversi tavoli a disposizione. Il mio desiderio sarebbe di rientrare alla “Gardenia”, che come sistemazione sarebbe più funzionale. Intanto anche in questo periodo di Covid-19 siamo riusciti a non fermarci perché, con la palestra scolastica chiusa, abbiamo utilizzato il locale dell’Oasi di San Francesco e un’altra sala più piccola, nella quale abbiamo potuto allestire una sola area di gioco».

Chi è che ti dà una mano in società?

«Io non ho problemi con le quote rosa, il mio Consiglio è tutto femminile. La vicepresidente è Rosalba Mascari, la mamma di Angelo Di Lisi, la segretaria è Annamaria Lipani, mamma di Claudio e Davide Casà, e le due consigliere sono Anna Cardella, mamma di Pietro Violante, che si occupa delle iscrizioni ai campionati e ai tornei, e Lidia Fusco, mamma di Giulia Palmisano, che segue l’area social».

Il progetto Scuole di Tennistavolo ti ha convinto fin da subito?

«Certamente, perché condivide una filosofia che metto in pratica da una decina d’anni. È chiaro che adesso avere la gratificazione di avere ottenuto il riconoscimento di Scuola dalla Federazione per noi è molto importante, sia come immagine, per il perseguimento anche di obiettivi futuri, sia per il valore in se stesso. Sono convinto che questa iniziativa possa aiutare il nostro sport ad acquisire una credibilità diversa rispetto a quella che ha avuto finora. Abbiamo seguito il corso dei formatori io come dirigente e Febbraro come tecnico e ne abbiamo tratto degli spunti che ci permetteranno di migliorare. Attraverso la Scuola voglio diffondere il più possibile il tennistavolo fra i giovani e offrire a tutti la possibilità di giocare. Dall’altra parte cominceremo fin dall’inizio con una mentalità ben precisa, per formare gli atleti più bravi e garantire loro uno sbocco sul fronte agonistico».

Quale TT Himera G. Randazzo vedi in futuro?

«Vorrei arrivare ad avere un’Accademia, che è il livello di Scuola più alto. Le professionalità le avremo tutte. Oltre alle attuali, mio figlio Giuseppe sta frequentando un corso da personal trainer e potrebbe entrare nella struttura, per curare la preparazione fisica degli atleti. Per quanto riguarda la figura del fisioterapista ho parecchie conoscenze ed io potrei mettere a disposizione la mia esperienza di medico specialista in Scienza dell’Alimentazione»

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