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Casper, il fantasmino che fa amare il ping pong ai ragazzi

Casper, il fantasmino che fa amare il ping pong ai ragazzi

Nel panorama pongistico, della Calabria il Tennistavolo Casper costituisce oggi un esempio di organizzazione e gestione del movimento dei tesserati, sotto la guida di Claudio Brandi, che è entrato in società otto anni fa e da quattro ne ha assunto la presidenza.

Ciao Claudio, da dove nasce il vostro nome?

«Nel 2003, quando siamo nati, si è voluto richiamare il personaggio del fantasmino Casper, che tanto aveva appassionato i ragazzi al cinema, negli anni precedenti. Nella storia della nostra associazione, le due persone che c’erano all’inizio e che sono sempre state dei punti di riferimento sono Pino Petralia, l’attuale presidente del Comitato Regionale, e Giuseppe Romeo, che è il mio vicepresidente. Con Pino e Giuseppe eravamo vicini di casa da bambini e dunque siamo cresciuti insieme. In senso lato possiamo dire che il Tennistavolo Casper sia stato creato come una sorta di evoluzione del Circolo Unione, che esisteva a Reggio Calabria circa 35 anni fa. Allora c’era un solo tavolo e, senza alcun maestro, giocavamo a turno, dopo aver ovviamente aspettato a lungo».

Come sono stati gli inizi?

«Siamo partiti un po’ in sordina e per un certo periodo siamo stati fortemente condizionati dai vincoli legati alla concessione della palestra da parte degli enti locali. All’IIS “Augusto Righi”, impianto di proprietà della Provincia, la mancanza di disponibilità di  orari abbastanza lunghi ha frenato la nostra attività promozionale. Ciò nonostante nel 2014 abbiamo stipulato una convenzione con l’Istituto Caterina Troiani, gestito dalle suore, che prevedeva la nostra presenza nel pomeriggio per  tenere dei corsi ai loro ragazzi e ragazze. In questo modo il numero di giovanissimi è aumentato e ci ha indotto nel  2016 ad abbandonare la palestra avuta in concessione dalla Provincia per ottenerne un’altra, aperta tutti i giorni».

Dove si trova?

«In via Gebbione 113, nella zona sud di Reggio Calabria, e paghiamo un canone d’affitto a un privato. Ha una superficie di 250 metri quadrati e possiamo attrezzare cinque aree da gioco, in una delle quali è costantemente presente un robot per l’allenamento in solitaria. C’è anche spazio per un’area attrezzata per il fitness. È qui che abbiamo potuto aprire con convinzione la nostra Scuola giovanile, che ha avuto un numero sempre crescente d’iscritti. L’unico limite è l’altezza e dunque per le partite di campionato o i tornei utilizziamo la palestra del “Righi”.  In condizioni pre COVID-19, facevamo attività tutti i giorni dalle ore 15 alle 17 con l’avviamento, dalle 17 alle 19 con gli agonisti e dalle 19 alle 20,30 con gli amatori. Nella nostra struttura, il responsabile tecnico è Michele D’Amico e il preparatore atletico è il professore di educazione fisica Demetrio Creaco. Il collaboratore Jean Noel Lopresti si occupa del riscaldamento dei ragazzi più grandi. Danno una mano gli atleti Fabio Lacava e Domenico Cutrupi e anche Giuseppe Romeo fornisce il suo contributo. A marzo 2020, quando l’attività è stata interrotta avevamo 28 iscritti alla Scuola di Tennistavolo, con una prevalenza di Under 18. I tesserati complessivi erano 37».

Com’è andata l’attività agonistica a squadre?

«In campo maschile siamo partiti dalla serie D2 e siamo arrivati a disputare la B2 nella stagione 2007/2008, con Danilo Rocca, Corrado Mastroianni, Francesco Falsone, Rosario Caiazzo e Pino Petralia. Nel settore femminile il punto più alto è stato la B. Tre anni fa, con la russa Irina Bagina, le sorelle Antonia e Nicoletta Tomagra e Martina Petralia abbiamo raggiunto i playoff, sfiorando la promozione in A2».

Quest’anno quali team schiererete?

«Abbiamo chiesto e ottenuto l’ammissione alla B2, che disputeremo con D’Amico, mio figlio Enrico, classe 2004, Pasquale Amodeo, del 2006, e Alessandro Vadalà, del 2007. In B femminile faremo giocare Arianna Creaco, ragazza del 2006, Chiara Antonietta Conidi, che è nata nel 2007 ed è rientrata in Calabria dopo una stagione all’Eureka Roma, Claudia Minutoli, che vanta plurime esperienze in A2 con l’Astra Valdina, e Miriam Piraino, ragazza serissima e sostenuta da una grande passione. Nei campionati regionali avremo una compagine in C2 ed una in D1».

Individualmente quali sono stati i risultati di maggior rilievo?

«Per ciò che riguarda i Campionati Italiani, Luca Migliardi ha vinto la medaglia di bronzo nel singolare di 4a categoria nel 2015, Letizia Freni la medaglia di bronzo nel doppio misto di 4a categoria nel 2014 e Martina Petralia la medaglia d’argento nel misto e quella di bronzo nel doppio femminile di 5a categoria nel 2016. Più recentemente Creaco e Conidi, quando però non era tesserata per noi, si sono aggiudicate ai Campionati Italiani Giovanili il bronzo nel 2017 nel doppio Giovanissime e l’argento nel 2019 nel doppio Ragazze. Arianna a gennaio 2020 ha vinto il torneo di quarta categoria delle Giornate Rosa di Terni. Chiara con il TT Piscopìo era stata vicecampionessa italiana a squadre Ragazze con Miriam Benedetta Carnovale».

Arianna è nata con voi?

«Frequentava l’Istituto Caterina Troiani e ha conosciuto il tennistavolo attraverso i nostri corsi. L’anno scorso è entrata nel Progetto Italia e ora era stata convocata al Centro Federale di Terni per lo stage della Nazionale cadette, che poi è stato rinviato per l’emergenza sanitaria. Lei è certamente l’atleta sulla quale puntiamo maggiormente. Per carattere non esterna mai molto le sue emozioni. È in palestra tutti i giorni e non perde mai di vista l’obiettivo. La sua professionalità è un esempio per tutti. Essendosi allenata sempre con i ragazzi, ha acquisito uno stile di gioco molto offensivo. Suo papà Demetrio fa il preparatore ed  è un docente di Motoria nelle scuole superiori. Oltre a far lavorare molto Arianna sotto l’aspetto fisico, le ha trasmesso dei valori sportivi molto solidi. A mio parere la ragazzina ha le qualità per emergere».

Fra i maschietti?

«Vadalà è molto promettente e sono certo che ne sentiremo parlare. Nel 2020, prima della sospensione dell’attività, si è piazzato quinto nel torneo nazionale di quinta categoria di Siracusa e a Terni è stato decimo nel secondo torneo giovanile fra i Ragazzi. Anche Amodeo fra gli Allievi può ben comportarsi».

Fate anche attività paralimpica?

«I nostri atleti sono Gianfranco Zampaglione, di classe 8, e Francesco Mordà, di classe 11, che effettuano attività agonistica da quattro anni, e Roberto Comandé, di classe 11, che gioca da due. Disputano tutti e tre i tornei nazionali che si svolgono in Sicilia e i tornei regionali. Vengono in palestra anche Massimiliano Mauro e Christian Lombardo. Zampaglione, Mordà e Comandè sono seguiti da me e da Romeo, mentre Mauro e Lombardo sono affidati a Lopresti».

Avete mai partecipato a “Racchette in Classe”?

«Il primo anno, svolgendo degli interventi nelle terze, quarte e quinte elementari dell’Istituto Comprensivo G. Moscato, dell’Istituto Principe di Piemonte e dell’IC di Gallico. Siamo stati presenti anche al Circolo Tennis Crucitti. I risultati, in termini numerici, sono stati molto positivi».

Il progetto delle Scuole di Tennistavolo è in linea con la vostra filosofia di attività?

«Assolutamente sì e infatti quando il presidente Renato Di Napoli ha illustrato l’iniziativa siamo stati molto contenti. Il nostro sport deve avere una base forte e le Scuole di Tennistavolo sono la ricetta giusta per far sì che il movimento possa veramente crescere in modo esponenziale. Un modello del genere richiede però delle società strutturate e noi da questo punto di vista siamo fortunati, perché abbiamo già al nostro interno delle persone che hanno dei compiti e sono abituate a svolgerli in autonomia tutti i giorni, al meglio delle loro possibilità».

Quali sono secondo te gli aspetti più critici da curare?

«L’accoglienza dei ragazzini in palestra è fondamentale. Come società abbiamo creato un gruppo Whatsapp con le famiglie dei nostri atleti del settore giovanile e i genitori sono tutti molto felici, perché i loro ragazzi da noi si sentono considerati e non sono dei numeri, come può accadere in altre discipline. Una mamma ci ha raccontato che suo figlio è andato a dormire con la medaglia che aveva vinto a un torneo. Trasmettere emozioni attraverso una sana pratica sportiva è per noi dirigenti una soddisfazione che non ha prezzo. Quando saranno adulti, se i nostri atleti si ricorderanno di noi come coloro che li abbiano aiutati a trascorrere felicemente un periodo della loro vita e abbiano contribuito alla loro crescita, vorrà dire che avremo raggiunto il nostro obiettivo».

La vostra Scuola sarà prevalentemente rivolta ai giovani?

«Certamente, lasciando però aperta la porta a coloro che non abbiano più velleità agonistiche e desiderino comunque continuare a divertirsi con il nostro sport».

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