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TT Olimpia Martina, il ping pong come strumento d’inclusione e integrazione

TT Olimpia Martina, il ping pong come strumento d’inclusione e integrazione

Il Tennistavolo Olimpia Martina ha riportato il nostro sport a Martina Franca nel 1996, grazie a quattro amici, allora poco più che ventenni, Giuseppe Serio, Alessandro Lacarbonara, Scipione Solito e Francesco Di Bari, che avevano il desiderio di far riparlare di ping pong in città. Serio, che è anche fresco di elezione a consigliere regionale, è presidente da una ventina d’anni.

Ciao Giuseppe, da quanto tempo mancava il tennistavolo a Martina Franca, prima della nascita dell’Olimpia?

«A metà anni ’80 si era già praticato il tennistavolo a Martina e c’erano addirittura due associazioni. Io, Alessandro, Scipione e Francesco giocavamo in parrocchia, poi Lacarbonara e Solito si erano iscritti all’Università e avevano smesso. Io, quando comunque in città c’era attività, ero tesserato a Cisternino».

Dunque nel 1996 ripartiste?

«D’estate ci siamo rivisti con gli amici e gli stessi quattro decidemmo di creare una nuova società. Non avevamo, però, una grande esperienza in ambito burocratico e ci appoggiammo al Centro Sportivo Italiano per effettuare l’affiliazione alla FITeT. Paolo Gerardo D’Arcangelo ci diede una mano e diventò anche il primo presidente. Avevamo il sostegno di Tecnocasa, che diventò title sponsor per tre anni consecutivi, però i problemi erano numerosi. Mancava tutto, dalla palestra al tavolo, dalle transenne ai giocatori. Solito, Lacarbonara e Di Bari si misero a disposizione come dirigenti e  l’impegno di allestire la squadra e di occuparsi degli aspetti prettamente tecnici fu tutto sulle mie spalle. Con qualche telefonata, coinvolsi nel progetto anche Fabrizio Basile, Martino Campanella e Gennaro Nucci».

Il gruppo degli inizi nel 1996, da sinistra Scipione Solito, Fabrizio Basile, Alessandro Lacarbonara, Francesco Di Bari, Gennaro Nucci, Martino Campanella e Giuseppe Serio 

Da quale campionato iniziaste?

«Dalla D2 e fu subito promozione in D1, con dieci vittorie su altrettanti match disputati. La stagione successiva ci fu il passaggio di consegne e Solito assunse la carica di presidente, portando già il primo anno la squadra in C2, grazie anche al contributo degli amici e atleti cistranesi Paolo Chimenti e Alessandro Macchitella. Nel 2000 passò il testimone a me, che da allora sono alla guida della società. Gli altri dirigenti erano Lacarbonara, il mio vicepresidente, Martino Carriero, Enrico Marinò, Campanella, Giuseppe Carrieri e lo stesso Solito, che ancora oggi chiamiamo “presidentissimo”».

Come andarono le cose?

«Molto bene. L’azienda Serveco fu lo sponsor principale per tre anni, nel corso dei quali  balzammo dalla C2 alla B2, stabilendo una serie di record. In C2, Basile, io e Piero Parigi conquistammo la storica promozione con 13 vittorie su 14 incontri. In C1, nel 2001/2002, Basile, Parigi ed Enrico Saitta fecero l’en plein, con 14 successi su 14, portandoci in B2. Enrico, nell’anno in cui si è passati dai set a 21 a quelli a 11, non ne concesse neppure uno agli avversari. Lasciammo per strada solo cinque punti  e fummo la compagine più forte dell’intera categoria. Non era finita, perché in B2 Basile, Parigi e Armando Incardona, già n. 20 d’Italia, dopo un girone d’andata sottotono, chiusero al 4° posto alle spalle di Ascoli, Casamassima (sconfitto in entrambi gli incontri) e Spongano (battuto nella gara di ritorno). Come società ricevemmo i premi Bravo CONI e Panathlon International, oltre a una serie di riconoscimenti da parte dell’amministrazione comunale. Nel 2003, però, ci furono cambiamenti sostanziali».

Quali?

«L’unico martinese rimasto in prima squadra era Basile e quando andò via per motivi di lavoro, feci delle valutazioni sia tecniche sia finanziarie e decisi di cedere il titolo della B2, di rinunciare alla D1 e di ricominciare tutto da capo con i nostri giovanissimi Giorgio Caroli, Martino Fontana e Donato Raguso, che nel 2008 sono tornati in C2. Nel 2010 Raguso e Caroli hanno anche vinto il titolo regionale a squadre Under 21. Raguso si era anche imposto in singolare fra gli juniores. Questi risultati hanno riportato entusiasmo e l’interesse degli sponsor. Nel 2010 è variato anche l’organigramma societario che vede, oltre a me, in qualità di rappresentante legale, Martino Fontana come vicepresidente e Giorgio Caroli dirigente. Nella stagione 2011/2012 Claudio Convertini, Macchitella e Raguso con il terzo posto hanno ottenuto il ripescaggio in C1, serie nella quale siamo rimasti solo per un anno. Sono seguiti tre secondi posti di fila e nel 2016, con Convertini, Raguso e me siamo stati ripescati in C1, dove siamo tuttora. Quando è stato sospeso l’ultimo campionato, con il team composto da Massimiliano Di Giuseppe, Raguso e Gioele Serio, eravamo primi a pari punti con il Tennistavolo Bari e il Fiacccola di Castellana Grotte e sono stati promossi loro due. Noi, comunque, eravamo i terzi non ammessi in tutta Italia e abbiamo chiesto e ottenuto l’ammissione alla B2».

Come vi siete comportati sul fronte individuale?

«Nel 2013-2014 Fontana e Giuseppe Fiorino hanno conquistato la medaglia d’argento nel doppio del torneo di quinta categoria di Manfredonia. Io ho raggiunto la semifinale nei Campionati Regionali di Castellana Grotte. Passando al settore giovanile, ricordiamo il quarto posto di Giampiero Oliva a Casamassima fra i Ragazzi e il terzo nella gara a squadre Juniores di Mirko Giacobelli e Luca Fumarola. Gioele Serio è andato sempre a podio. Ha vinto il torneo Giovanissimi a Molfetta, il Ping Pong Kids regionale e i Campionati Regionali. Ha rappresentato la Puglia in due occasioni nella fase nazionale del Ping Pong Kids a Terni. Nel 2014-2015 abbiamo ospitato il torneo regionale giovanile e di quinta categoria presso l’Istituto Tecnico Commerciale Leonardo Da Vinci e nei due giorni sono arrivati in città oltre 100 atleti da tutte le parti della Regione. I nostri Caroli e Raguso si sono imposti nel torneo di doppio e Raguso  in singolare si è fermato in semifinale, piazzandosi, dunque, terzo. Dal 2015 a oggi abbiamo conquistato diversi podi con i nostri atleti nelle diverse categorie, dalle giovanili ai tornei di quarta, quinta e sesta. Numerose anche le medaglie nei doppi».

Quest’anno quante squadre avete iscritto ai campionati?

«Avremo la B2 con lo stesso terzetto dell’anno scorso, formato da Serio, Di Giuseppe e Raguso, che sarà sponsorizzata dalla Sartoria Ale.Mat, della quale prenderà il nome. Abbracciano e sostengono i nostri team anche la Serveco, l’Università telematica E-Campus e i Supermercati Coop di Martina Franca.  Avremo inoltre una compagine in C2, due in D1, tre in D2 e la C femminile. Con le ragazze siamo partiti lo scorso anno, disputando appunto la C con la classe 2005 Clara Lionetti, la 2006 Fabiola Lodedo e la 30enne Alessia Carrieri, che è anche laureata in Scienze Motorie. In questa stagione giocheranno le due ragazzine e la veterana Antonella Santoro».

Clara e Fabiola fanno parte dei vostri giovani di riferimento?

«Sono le nostre giovani migliori, in campo maschile oltre a Serio, che ha 17 anni e a ottobre è ancora salito sul terzo gradino del podio nel torneo regionale di quarta categoria di Casamassima,  ci sono il 14enne Kevin Piepoli e il 13enne Riccardo Annichiarico, che assieme a Clara e a Fabiola fino all’anno scorso facevano parte del Progetto Puglia».

Negli ultimi due anni la vostra valenza sociale si è molto rafforzata?

«In effetti la società ha assunto più nettamente quelle che sono le mie caratteristiche personali nella vita. Di lavoro faccio l’educatore e mi occupo di bambini a rischio di devianza e di disagio. C’è stata sempre attenzione verso le parti più deboli della popolazione, alle quali ho consentito di giocare senza pagare nulla, ma nelle ultime due stagioni questo aspetto d’integrazione e d’inclusione ha preso ancora maggiormente piede. Nel 2018 ho scritto un progetto e vinto il bando del Ministero dello Sport intitolato “Tutti insieme … si può”. In totale sono stati ammessi alle fasi di valutazione oltre 500 progetti e 25 sono stati finanziati. Il nostro si è piazzato diciannovesimo e ci ha permesso di far giocare gratuitamente in un anno 100 fra bambini e adulti appartenenti alle classi più svantaggiate e dunque anche ai diversamente abili, con un gruppo sostanzioso di ragazzi down, e alle persone con problemi economici. Avevamo anche alcuni giovanissimi di origine cinese, indiana, romena e albanese. Ognuno veniva in palestra da una a due volte alla settimana. Essendosi il movimento ampliato, il Comune, oltre alla palestra della scuola elementare dell’IC “A. R. Chiarelli”, ci ha riconosciuto degli spazi negli Istituti Comprensivi “Guglielmo Marconi” e “Giuseppe Grassi”. A febbraio 2020, quando siamo stati bloccati dall’emergenza sanitaria, avevamo oltre 140 tesserati, suddivisi in circa 40 agonisti, 20 amatori e 90 atleti appartenenti al settore giovanile».

Quali altre iniziative avete portato avanti? 

«Nel 2019 ci siamo aggiudicati un bando della Regione Puglia, che ho attivato recentemente, il 4 ottobre, che si chiama “Muoversi oltre le apparenze”, che mantiene lo stesso obiettivo di coinvolgimento del precedente, del quale costituisce una sorta di continuazione».

Quando avete ripreso l’attività dopo il lockdown?

«A giugno e dall’1 al 26, grazie alla riattivazione del progetto del CONI “Sport di tutti”, che a febbraio era durato solo un paio di settimane, abbiamo coinvolto 81 bambini di età compresa fra i 5 e i 14 anni».

Siete dunque molto attivi anche in ambito promozionale?

«Certamente. Nel 2013-2014 abbiamo avviato un progetto con la scuola “Chiarelli”, che ha coinvolto tre classi delle elementari, due di seconda e una di quarta. Abbiamo poi organizzato due tornei promozionali interregionali, ai quali hanno partecipato complessivamente 80 tesserati. Nel 2016-2017 ci siamo aggiudicati il bando “Coni Ragazzi”, grazie al quale abbiamo avvicinato al tennistavolo 19 ragazzi e ragazze di età compresa fra i 6 e gli 11 anni, consentendo loro di praticare gratuitamente sport per 5 mesi. In tal modo abbiamo posto le basi per riavviare in maniera decisa il settore giovanile. Le presenze in palestra hanno toccato complessivamente le 55 unità. Nel 2017-2018 avevamo 15 Under 12, maschi e femmine. In quell’anno abbiamo preso parte a “Racchette di Classe”, che ci ha permesso di diffondere il ping pong anche nell’IC “Marconi” e continuato a far giocare da settembre a maggio, ogni sabato mattina, due classi di prima elementare dell’IC “Chiarelli”. Dal 2018 a oggi abbiamo registrato una crescita delle adesioni costante e progressiva».

Nel 2019 siete anche stati protagonisti della “Giornata Mondiale del Tennistavolo”?

«Siamo arrivati primi nel concorso indetto della FITeT per il progetto che avesse raccolto il maggior numero di “like” sulla pagina Facebook federale. Le foto che testimoniavano l’attività svolta in palestra hanno ricevuto molti consensi e ci hanno fruttato in premio un tavolo Stag».

Attualmente dove vi allenate?

«A giugno alla “Chiarelli” avevamo ripreso con il solo settore agonistico, ma a metà settembre la palestra ci è stata tolta. La settimana successiva ci è stata messa a disposizione la struttura del Centro Servizi, con 600 metri quadrati nei quali abbiamo nove aree di gioco fisse e anche lo spazio per svolgere la fase di attivazione e di riscaldamento. Facevamo attività tutti i giorni della settimana. Dal martedì al venerdì dalle 17,30 alle 18,45 lavorava il settore giovanile, mentre dalle 19 alle 21 il martedì e il giovedì toccava all’agonismo e il mercoledì e il venerdì agli amatori. Il lunedì era riservato al terzo giorno d’impegno per gli agonisti e dedicato anche alla preparazione atletica e spesso a qualche lezione di tecnica e tattica, tenuta da me, che sono in possesso del tesserino di secondo livello. Ora chiaramente tutto questo programma è ridimensionato, a causa delle nuove normative per l’emergenza sanitaria. La nostra attività è seguita da Donato Raguso, che è laureato in Scienze Motorie ed è il responsabile dell’area tecnica e del settore giovanile, e da me e da Stefano Altavilla, che ci occupiamo degli agonisti. Fra gli sparring e gli aiuto tecnici, come Maurizio Santoro per i giovani, sono in parecchi a darci una mano. Io e Raguso abbiamo seguito il corso dei formatori del progetto Scuole di Tennistavolo».

Che esperienza è stata?

«Sicuramente positiva dal punto di vista dell’aggiornamento. Essendo, però, noi già strutturati come una Scuola, abbiamo trovato conferme di aspetti che già curiamo con attenzione nella nostra quotidianità. L’organizzazione è, a mio parere, di fondamentale importanza e al nostro interno esiste una ripartizione dei ruoli che ci permette ormai di funzionare come una macchina piuttosto efficiente. Uno staff qualificato e abituato a interfacciarsi con le persone è imprescindibile, perché il servizio offerto agli utenti deve essere sempre all’insegna della massima professionalità, come anche l’accoglienza in palestra. Oltre a offrire un lavoro di qualità bisogna saperlo comunicare all’esterno ed è ciò che facciamo. In ogni progetto al quale partecipiamo è sempre richiesta una buona divulgazione».

Che tipo di attività svolgerete?

«Ci siamo candidati per la Scuola di secondo livello e continueremo a curare un po’ tutti i settori, perché la mia idea di sport è, come ho già spiegato, quella che privilegia l’inclusione sociale. In questi anni non ho mai trascurato un target a favore di un altro e non ho certo intenzione di cambiare filosofia».

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