Blog

TT Arezzo, una grande storia dietro le spalle e un futuro roseo davanti

TT Arezzo, una grande storia dietro le spalle e un futuro roseo davanti

Arezzo ebbe una certa notorietà già nell’Italia pongistica degli anni ’50, sotto la guida di Umberto Parigi, che portò i suoi i ragazzi a disputare quattro campionati in serie A, con due terzi posti. Erano i tempi in cui la FITeT si chiamava ancora GITeT e l’aretino Piero Rogialli veniva battuto in finale agli Assoluti dal goriziano, trapiantato a Bologna, Lucio Sturani e si guadagnava la maglia azzurra ai Mondiali di Budapest. Il Tennistavolo Arezzo attuale, che è fra le società toscane protagoniste del progetto Scuole di Tennistavolo, fu invece fondato nel 1972 e da una quindicina d’anni è presieduto da Luciano Della Giovampaola, che nel 2017 ha ricevuto la Stella di Bronzo al merito sportivo del CONI.

Buongiorno Luciano, c’è un filo rosso che lega il TT Arezzo prima maniera a quello attuale?

«In effetti il nostro fondatore, quasi 50 anni fa, è stato il maestro Parigi, che precedentemente era anche stato consigliere federale. Con lui c’era il campione Piero Scartoni, anche lui destinato a entrare nel Consiglio nazionale. Abbiamo ovviamente iniziato dal basso e siamo stati capaci di rinverdire i fasti della nostra città nel massimo campionato ».

In quale occasione?

«Grazie allo sponsor L’Osservatore siamo partiti dalla B2 e, con un ciclo di stagioni vincenti, siamo arrivati a giocarci lo scudetto. Al principio eravamo io, Francesco Manneschi e il cinese Ge Ke Qiang e salimmo in A1, dove prendemmo Lorenzo Nannoni e l’altro cinese Geng Zhen. Era la stagione 1989-1990 e giocammo la finale scudetto. Perdemmo lo spareggio in campo neutro a Latina, per 5-4 contro la Marcozzi Cagliari di Massimo Costantini, Walter De Giorgi e Yang Min. Dopo quel grande risultato lo sponsor ci disse che avrebbe interrotto il suo rapporto con noi e giustamente Manneschi e Nannoni decisero di accasarsi altrove. Noi ripartimmo dalla C nazionale».

Anche a livello individuale non vi siete fatti mancare nulla, vero?

«Beh la nostra punta di diamante Manneschi, dopo aver vinto molti titoli giovanili, si è distinto per anni agli Assoluti, conquistando l’oro in singolare, nel 1987 e nel 1989, e quattro successi nel doppio, due con Costantini e altrettanti con Nannoni. Anche Lorenzo è andato a segno per due volte in singolare, nel 1986 e nel 1988, alternandosi dunque con Francesco. Quelli erano degli anni fantastici per la Toscana. Entrambi si sono distinti in Nazionale, della quale Lorenzo è ancora oggi il tecnico. Più recentemente fra i nostri pongisti abbiamo avuto Francesco Papa, classe 1995, che ha vinto per due anni di seguito il Trofeo Teverino ed è stato anche in Nazionale giovanile. Ai Campionati Italiani si è aggiudicato nel 2010 l’argento nel doppio maschile Allievi con Dario Loreto e il bronzo nel misto con Giada Ferri, nel 2008 il bronzo nel doppio Ragazzi con Lorenzo Scalici e nel 2013 il bronzo nel doppio Juniores con Loreto».

Fra le donne?

«La nostra migliore esponente è stata Annamaria Scartoni, la figlia di Piero, che è stata una prima categoria forte e ha anche raggiunto la Nazionale».

Avete vissuto anni d’oro anche in veste organizzativa?

«In effetti abbiamo avuto notevoli soddisfazioni anche su quel fronte. In Italia il Top 12 Europeo si è giocato per tre volte e in due lo abbiamo ospitato noi (la terza è stata ad Alassio, ndr). La prima è stata nel 1994 e la seconda nel 2007. Quest’ultima è stata una delle edizioni più curate nel minimo dettaglio della storia della manifestazione. Nel 1988 abbiamo anche avuto gli Internazionali d’Italia e negli anni precedenti degli incontri amichevoli degli azzurri contro varie Nazionali, come la Cina, che per la prima volta venne nel nostro Paese, la Polonia, la Norvegia e la Danimarca. Furono tutti eventi che richiamarono molto pubblico. Siamo orgogliosi di essere stati una società che la Federazione ha cercato per organizzare appuntamenti di prestigio. Da questo punto di vista Mario Franchini, che è stato il nostro presidente, si è distinto come un grande organizzatore e in questo campo mi ha insegnato molto. Dopo il 2007, tutti gli anni abbiamo avuto ad Arezzo come minimo un torneo nazionale».

Ora dove milita la vostra prima squadra?

«Fino all’anno scorso era in B2, ma abbiamo deciso di ricominciare dai campionati regionali. Al di là della situazione causata dal COVID-19, alcuni atleti hanno lasciato per problemi lavorativi e ci siamo trovati nelle condizioni di optare per un ridimensionamento. Avremo quattro team in C2, uno in D2, uno in D3 e uno in C femminile».

Punterete a risalire subito in C1?

«Certamente, la nostra squadra di punta sarà composta dal 16enne Emanuele Falchi, campione italiano in carica di sesta categoria, dal 17enne Luca Belardini, che con Emanuele si è piazzato terzo nel doppio di sesta, da mio figlio Andrea e da Lorenzo Becucci, che ha già esperienza di B2. La nostra filosofia è sempre stata di fare maturare i ragazzi, senza costringerli a grandi salti».

Chi sono i vostri ragazzini emergenti?

«Sono Ettore Stendardi, di 9 anni, Samuele Graverini, di 10, e Gianmaria Giovannini, di 13, e a mio parere avranno un futuro. Li impiegheremo in D3, sotto la guida tecnica di Pierpaolo Merkel. In campo femminile la 15enne Teresa Ducci, che viene dal tennis, è una ragazza di prospettiva. Disputerà la C con Olimpia Paolini, Sonia Maio, Ludovica Finocchi ed Elena Perja».

Come si comportano i vostri Veterani?

«Molto bene e quest’anno Enrico Gnerucci, Piero Ducci, Cosimo D’Aprile e Stefano Cerbini saranno impegnati in serie B e in C2 regionale».

Quali sono i vostri numeri?

«Abbiamo una cinquantina di praticanti e circa 35 tesserati, di cui una ventina nel settore giovanile»

Dove sorge la vostra casa?

«In zona Porta Trento e Trieste ed è nata nel 1988. Si tratta di una palestra comunale che fa parte del Centro Sportivo San Giusto, che accoglie anche il karate, la lotta e la scherma Siamo lì fin dall’inizio e abbiamo l’impianto in gestione. Non dovendo dipendere, come molte altre società, dalle decisioni scolastiche, siamo tornati a praticare appena è stato possibile, applicando il protocollo federale. In questo periodo, l’unico problema è stato la riduzione dei tavoli, da otto a quattro per rispettare i distanziamenti. Ci alleniamo a gruppi di otto tutti i giorni, dal lunedì al venerdì, dalle ore 17,30 alle 21,30. Questa palestra è stata in passato, nel periodo dal 2000 al 2004, anche la sede di un Centro Federale, dove venivano ad allenarsi i ragazzi delle Nazionali giovanili, seguiti dai tecnici federali Andrea Del Tomba e Maurizio Errigo».

Da chi è composto il vostro staff tecnico?

«Il nostro maestro è Ettore De Maria ed è coadiuvato da un gruppo di tecnici formato da me, Merkel, mio figlio Andrea, Stefano Paglicci e Adriano Marzocchi. Quest’ultimo si occupa per noi dell’attività degli Special Olympics, persone con disabilità intellettiva, un’esperienza che ci sta gratificando moltissimo. Nel 2019 abbiamo organizzato ad Arezzo i Play the Games, campionati nazionali Special Olympics, alla presenza anche del presidente federale Renato Di Napoli».

Credete fortemente nella Scuola di Tennistavolo?

«Il progetto promosso dalla Federazione è molto importante, perché ci permetterà di porci in modo molto più incisivo nei confronti del territorio e agevolerà il nostro ingresso nelle scuole. Sarà un ottimo veicolo pubblicitario per il nostro lavoro e ci garantirà una maggiore credibilità. Crediamo in questa iniziativa e stiamo interpretando il nostro ruolo con il massimo impegno».

Quali servizi offrirete?

«Per noi Scuola significa lavorare per crescere insieme e darà sicuramente una maggiore spinta alla nostra leva giovanile. A proposito di giovani, non li supporteremo solo dal punto di vista tecnico, aspetto che seguirò io assieme alla preparazione atletica, ma anche mentale, grazie a Merkel, che è un esperto motivazionale e li aiuterà a formare il loro carattere. Ci proponiamo anche di far crescere il settore femminile, aumentando il numero delle atlete che abbiamo in questo momento. Siamo felici perché spesso i genitori dei nostri giovani sono anche amatori, che la sera vengono in palestra per divertirsi. Con la Scuola intendiamo consolidare questo gruppo, per il quale il tennistavolo è stato l’occasione per cementare l’amicizia anche al di fuori del mondo sportivo. Ho poi proposto a Falchi e a Belardini di fare gli sparring e loro hanno aderito con grande entusiasmo. Hanno anche intenzione di frequentare il corso per tecnico di primo livello. A mio parere non può esistere una Scuola senza gli sparring».

Condividi:

Articoli correlati